PUGLIA, PISANI Giuseppe, FEDE, NOCERINO, ANGRISANI, SILERI, RICCIARDI, TRENTACOSTE, ROMANO - Al Ministro dello sviluppo economico. -
Premesso che:
le cosiddette agenzie di recapito private, risalenti ai primi del '900, hanno svolto egregiamente in regime di concessione dell'allora Ministro delle Poste, fino al 31 dicembre 2000, la propria attività di recapito di tutti i prodotti postali, in tutto il territorio nazionale;
allo scopo di assicurare la prestazione di un servizio postale universale, con prezzi accessibili a tutti gli utenti, con il decreto legislativo 22 luglio 1999, n. 261, di recepimento della direttiva 97/67/CE, sono state revocate le concessioni alle agenzie di recapito, prevedendo l'introduzione degli istituti della licenza individuale e dell'autorizzazione generale per lo svolgimento dei servizi postali non riservati;
l'articolo 23, comma 3, del citato decreto legislativo, prima della modifica apportata con decreto legislativo n. 58 del 2011, stabiliva che, in relazione a quanto disposto dal decreto del Ministro delle comunicazioni del 5 agosto 1997, le concessioni di cui all'articolo 29, numero 1, del testo unico di cui al decreto del Presidente della Repubblica n. 156 del 1973, fossero valide sino al 31 dicembre 2000. Al comma 5 del medesimo articolo 23, veniva, altresì, previsto che Poste italiane potesse realizzare accordi con gli operatori privati, anche dopo la scadenza delle concessioni, al fine di ottimizzare i servizi, favorendo il miglioramento della qualità dei servizi stessi anche attraverso l'utilizzazione delle professionalità già esistenti;
per garantire la sopravvivenza delle imprese e il mantenimento dell'occupazione esistente, furono stipulati, nel corso degli anni, accordi di collaborazione con le agenzie partner, del valore di circa 70 milioni, sottoscritti in esclusiva con il vincolo della non concorrenza, con affidamento diretto di corrispondenza Raccomandata e Assicurata, con l'obiettivo del raggiungimento degli standard di qualità europei, grazie alla specifica professionalità degli operatori delle agenzie;
con il cosiddetto «Memorandum» sottoscritto l'11 dicembre 2007 presso il Ministero delle comunicazioni, tra quest'ultimo, le agenzie di recapito e Poste italiane, sono state delineate le fasi essenziali del processo di liberalizzazione del settore;
nell'anno 2008 fu istituito da Poste italiane apposito albo fornitori e i servizi postali furono affidati con appositi bandi di gara, determinando una prima notevole contrazione del fatturato che dai circa 70 milioni del 2000, fu ridotto progressivamente a circa 58 milioni nel 2008, a 40 milioni nel 2011 e infine a 28 milioni nell'ultimo bando del 2012. L'ultima gara assegnata vedrà subentrare, dal 1° luglio 2017, la società G.S.P. Srl di Genova alla società Soluzioni di Napoli;
considerato che:
a seguito di questo processo si è assistito ad una progressiva e inesorabile riduzione dei livelli di occupazione all'interno delle agenzie di recapito, le quali hanno visto ridurre il loro numero da 70 nel 2000 a 10 nell'ultimo periodo;
in circa 10 anni, dunque, il valore degli appalti affidati da Poste italiane, in controtendenza con l'auspicato processo di liberalizzazione del servizio, si è segnatamente ristretto, tanto che le gare bandite di recente da Poste italiane prevedono l'affidamento di servizi per un valore non superiore a 28 milioni di euro, con ricadute significative sulle imprese, anche in termini di occupazione;
in questi ultimi anni, inevitabilmente, le agenzie di recapito e i lavoratori hanno tentato di reggere alla contrazione del mercato dei servizi postali, facendo ricorso anche a contratti di solidarietà, CIGS (cassa integrazione guadagni straordinaria), CIG (cassa integrazione guadagni) e infine alla mobilità;
nel frattempo Poste italiane SpA ha continuato ad avvalersi in tutte le regioni, in maniera continuativa e massiccia, di lavoratori a tempo determinato per le esigenze di consegna e di lavorazione della corrispondenza;
considerato, inoltre, che a quanto risulta agli interroganti:
in data 10 dicembre 2013, allo scopo di rispondere alla crisi occupazionale venutasi a creare, è stato siglato un accordo tra Poste italiane SpA e le organizzazioni sindacali, che prevedeva il riassorbimento dei lavoratori in mobilità delle agenzie, che avevano prestato fino ad allora servizi di recapito per Poste italiane SpA, attraverso la stipulazione di un contratto di lavoro a tempo determinato di soli 12 mesi;
il detto accordo conteneva, tra le altre cose, una rinuncia a ogni azione economica e pretesa risarcitoria nei confronti di Poste italiane, per eventuale responsabilità solidale, in ordine al rapporto di lavoro pregresso dei lavoratori con le agenzie di recapito, nonché la prestazione dell'attività lavorativa oggetto del contratto nelle regioni Lombardia, Veneto, Piemonte ed Emilia-Romagna, che per alcuni lavoratori rappresentava l'onere di trasferirsi per lavorare a tempo determinato in un posto a circa 1.000 chilometri di distanza;
in ragione delle condizioni al ribasso previste, e considerata l'evidente volontà non risolutiva della crisi occupazionale, il suddetto accordo è stato sottoscritto da una bassa percentuale di lavoratori, che avevano trovato nei contenuti dello stesso una evidente violazione dei loro diritti. In particolare, i lavoratori interessati hanno ritenuto insensato che a fronte di un'esigenza di forza lavoro da parte di Poste italiane nel sud Italia, e in Campania in particolare, essa abbia previsto un accordo di collocamento dei lavoratori nelle sole regioni del Nord;
dopo una serie di vicissitudini succedutesi nel corso degli anni, da ultimo, con un accordo del 19 giugno 2018, sono stati assorbiti nell'organico di Poste italiane una serie di lavoratori ex dipendenti delle agenzie di recapito, mentre non sono stati contrattualizzati, e sono tuttora disoccupati, circa 200 lavoratori appartenenti prevalentemente alle aree di Roma, Campania e Sicilia;
considerato infine che a parere degli interroganti sarebbe opportuno che i lavoratori delle agenzie di recapito, rimasti senza occupazione a seguito di quanto descritto, venissero riassunti e assorbiti nell'organico di Poste italiane, anche allo scopo di non perdere le competenze e il know how acquisito dai medesimi nel corso della propria esperienza lavorativa e, soprattutto, di salvaguardare il loro diritto al lavoro,
si chiede di sapere:
se il Ministro in indirizzo sia a conoscenza dei fatti esposti;
se non ritenga di valutare l'opportunità di avviare un tavolo di concertazione con Poste italiane SpA e i rappresentati di categoria dei dipendenti delle agenzie di recapito rimasti senza impiego al fine di individuare soluzioni idonee a garantire opportunità occupazionali ai lavoratori lasciati fuori dagli accordi citati.